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giovedì 26 aprile 2012

Camera 506 - La Cucina strappata


Mi guardo intorno, una cucina ordinata e perfettamente organizzata lei, Giulia, è seduta difronte a me.

"bella questa cucina è Ikea?" appena pronunciata la magica parolina del mobilio lowcost  vorrei poter pigiare il tasto rewind e sostituire "ikea" con "un mobiliere brianzolo" , sorrido e anticipo la sua risposta

"ehm,perdono Giulia! Le maniglie sono identiche a quelle della cucina che ho appena comprato all'ikea, solo le maniglie però, qui si nota il su-misura!" lei incassa con classe il colpo

"si vero, le maniglie si somigliano tutte ma in realtà l'ho presa qualche anno fa da un mobiliere brianzolo, io volevo la cucina che avevo in mente, sai questo è il mio posto e lo volevo perfetto"

Grigio scuro e bianco lucido con particolari in acciaio, ogni angolo della stanza è vestito, nessun angolo nudo, tutto disegnato e misurato e curato dalle sue materne braccia.
Giulia è una casalinga perfetta come la sua cucina, ha lasciato il suo lavoro trentanni fa quando è arrivata la sua prima figlia, Giulia ha varcato da pochi anni la soglia dei cinquanta e da pochi chili la soglia dei settanta. Il suo compagno di una vita, suo marito, il padre delle sue due figlie è un bel signore con una folta chioma bianca ma una faccia giovane, è uno dei molti dirigenti di una grande società milanese, uno capace e deciso, uno che ha saputo prendere le redini e portare avanti la-famiglia, farsene carico e condottiero.
Sono qui per lavoro, li conosco da almeno quindicianni; loro, come me, fanno parte delle coppie-per-sempre a cui molti amici comuni facevano riferimento pensando a quelli-che-sono-belli-insieme (ancora). 
Quelli come loro. 
Quelli come me invece ora guardanno quelli che restano, loro. Quelli come me  sentono il dolore del disincanto ancora fresco, anche anni dopo.Quelli come me ripercorrono quasi ogni giorno ventidueanni di strada accanto al proprio compagno per sentirsi meno in colpa, per giustificarsi un tale strappo per ricordarsi il percorso che li ha portati a dire "basta".
Quelli come loro, a volte, non ce la fanno a perderti dal gruppo dei "loro" e vorrebbero trovare le parole giuste per farti cambiare strada e idea e se non ci riescono fanno domande, chiedono di capire come-si-possa decidere di stare soli piuttosto che restare con un tale con cui comunque hai condiviso piu' di metà della tua vita.

"...e scusa se sono invadente ma non hai paura di restare sola? io, sai, non ce la faccio a immaginarmi una vita senza di lui, certo che non è sempre una meraviglia, certo che lui esagera con il suo tono da so-tutto-io-sono-io-che-porto-avanti-la-baracca, certo che vorrei che pensasse a me di piu', che mi dimostrasse che quello che faccio per lui lo nota, che mi portasse a teatro mentre settimana scorsa avevo comprato due biglietti per farmici portare ma non ci è voluto venire perchè c'era il Milan e ci sono andata con mia sorella ma questi non sono motivi validi per decidere di lasciarlo...tu non pensi di riprovarci?"

"No Giulia, non penso piu' di riprovarci e..." non faccio neanche in tempo a finire il mio pensiero.

"almeno se tu l'avessi lasciato per un'altro sarebbe piu' facile da comprendere" sarebbe piu' facile Giulia, hai detto bene, sarebbe stato molto piu' facile e lo sarebbe oggi stesso ma non è stato così.

"sai, credo sia piu' facile per tutti pensare che le cose finiscono per colpa di un qualcosa di esterno a noi, invece quel "noi" l'abbiamo rovinato proprio soltanto noi-stessi con le nostre sole mani, con le nostre sole scelte...i rapporti sono fatti da nodi, nodi che creano la trama del rapporto, piu' nodi ci sono piu' è fitta la trama e resistente quel noi...Voi Giulia dovete avere dei bei nodi stretti" sorrido, mi appoggio allo schienale, la luce le arriva da dietro e mi entra negli occhi, lei inghiotte e prende un pò d'aria come prima di entrare nell'aula il giorno dell'esame di maturità

"ti dico una cosa che sanno in pochissime, una è la nostra comune amica, l'altra è mia sorella ma ho voglia di raccontarti questa cosa...hai parlato di nodi e..." si ferma, è commossa ed io cerco di non farlo, le trema la voce.

"Anni fa sono stata malata, ho avuto un tumore al seno e ho subito l'asportazione totale, era un tipo di tumore molto brutto, maligno, quindi mi hanno scavata come muratori albanesi. Passai mesi terrificanti prima dell'intervento e dopo quel buco mi sentii devastata violata ferita a morte. Tolte le bende mi trovai orribile pensai che non ero piu' una donna non ero piu' nulla non ero e basta e non riuscivo piu a pensare alla parola futuro. Mi sentivo solo un masso enorme sul cuore con della roba di plastica che avevano infilato nel mio buco e che aveva creato una voragine incolmabile dentro di me. Uscii dall'ospedale come un'automa e avrei voluto scomparire da questa terra e non vedere piu' nessuno o almeno avrei voluto che lui non esistesse e che io non dovessi mai mostrare a nessuno ciò che rimaneva di me, non volevo che lui mi vedesse mai così, che vedesse la sua compagna che aveva desiderato perchè quella donna non c'era piu'. E così mi rinchiusi in camera avvolta nei dolori della carne ma immersa in quelli dell'anima e non parlavo non mangiavo e avessi potuto avrei smesso di respirare e lui non diceva una parola ed io vedevo solo nero ed erano passati appena tre giorni da quando ero tornata a casa e lui quella sera apre la porta della mia camera funeraria e senza chiedere permesso mi salta praticamente addosso, non mi lascia neanche il tempo di pensare, di nascondermi e... mi scopa come un pazzo"

Si ferma su quelle parole che in altri contesti potrebbero sembrare tristi e che mi paiono "forti" dette da lei (in quella cucina su-misura con quel viso da casalinga tutta torte e fare-la-spesa) e che invece danno il peso esatto dell'energia vitale dell'amore fisico che parla senza parole e che danno un pugno al muro che mi ero costruita dentro agli occhi, nel crollo mi e ci scendono lacrime di gioia e dolore che è impossibile distinguere le une dalle altre (un pò me le inghiotto e spero non se ne accorga)... Vedo il loro nodo-cardine, vedo un uomo che ha salvato una vita, vedo che le parole a volte sono superflue, vedo che un compagno sente il tuo dolore anche se taci e tace, vedo la Bellezza di un gesto d'accoglienza, di passione, di tenerezza.

 Vedo che l'amore esiste e che i "noi" abiteranno ancora e per sempre le vie del mondo (fiuuuu...per fortuna!)