Pagine

martedì 20 dicembre 2011

Camera 347 - Spiragli

Pensavo a come si trova la forza certi giorni per portare avanti le proprie scelte.

Poi, aprendo le tende, ho visto questo sole che instancabile crepava la crosta del profilo di anonimi palazzi per scoppiare fuori.



Come me.

Come te...





martedì 7 giugno 2011

Camera 203 - Mrs Marlow si tuffa

E' una pioggia fitta
 -vetro-
che si scioglie
in
m
i
l
l
e
p
e
z
z
i
 Sulla mia barca con tutta la ciurma, due giovani uomini ed una giovane donna. Sulla nostra barca ci inoltriamo nel fiume, l'acqua è limacciosa, profonda, in movimento verso le tenebre, laggiu' in fondo.

Mrs Marlow, mi chiamo così. Sono una che ha sognato di partire per anni e che invece poi è restata. Ha messo su casa insieme a un capitano-senza-vascello.
Si vendeva bene, lui "Partirò e tornerò con tesori immensi e andremo insieme, noi e la prole, guarderemo le acque scorrerci sotto veloci e amiche e sentiremo le vele soffiarci, complici, auspici di grandi giorni di scoperte e magnifiche visioni" diceva. Forse voleva, forse sapeva solo raccontarsi, forse tutto e niente.

Ora sono io il capitano. E ho deciso di partire.
Sola. Con la mia giovane ciurma.
Gente litigiosa la mia ciurma. Ragazzi appassionati che brandiscono canzoni come coltelli e giocano con parole di fuoco amore-passione-desiderio-speranza-paura. 

E' ancora pioggia 
p
i
o
g
gia
fitta 
(schegge di vetro...)
 
Guardo i miei ragazzi, sul ponte di questa sgangherata barca. Il ponte è scrostato, alcune assi sono incrinate e a camminarci scalzi finiamo spesso per riempirci i piedi di schegge sottili come spilli, io, Mrs Marlow prendo un ago, lo passo sulla fiamma del lume che ho accanto al comodino e ne infilo, piano, la punta nella loro pelle, urlano a volte, ma poi, piano sfilo via quei pezzi di promesse mancate, le sfilo via piano, trattenendo il fiato per mostrarmi sicura e decisa (ma il cuore batte forte). Poi asciugo gli occhi-di-ragazzi, colmi di lacrime e me ne vado con quei brandelli di vecchio teak che per anni era stato il nostro appoggio. Forte, compatto, sicuro.
Inaffondabile.
Invece ora si stava frantumando in miliardi di sottili schegge.

pioggia 
che
 si fa
n
e
b
b
i
a
(chiudo gli occhi)
Navigo a vista mentre fa sera"andate a riposare ragazzi, domani ci aspetta una giornata intensa, si profilano nubi all'orizzonte e avrò bisogno del vostro aiuto con le corde e le vele" si dirigono verso le cabine tra urla di protesta e giocosi spintoni da bimbi. 
pioggia 
a fiotti
(e...
brandelli
di un cuore?)
 Silenzio.
Sono sola: accovacciata sulla prua della mia barca scassata. Ventunanni dopo.
Senza un capitano, Io Capitano di questa barca sconquassata.

Annuso l'aria, ascolto il silenzio e osservo neri uccelli volare tra gli alberi. Mi alzo in piedi, alzo le braccia, mi sfilo la maglietta e poi la gonna e...
Nuda mi tuffo in quest'acqua che è tenebra...
 pioggia 
pioggia di  vetro 
o...
 ( forse no)
... 
soltanto
 
c
q
u
L'acqua mi prende, avvolge, accoglie. Pesci mi scivolano attorno, mi accarezzano e si infilano tra i miei capelli come mani innamorate. Sott'acqua urlo mentre l'aria mi esce a bolle...        
                               (h)
                                                                                         (o)
                                        (p)             
                     (a)                                    
  (u)                               (r)            
                                       (a) 

Riemergo con un colpo di reni. Mi riempio di aria e forza e infilo il braccio destro nell'acqua, la mano che taglia l'acqua e poi spinge forte richiamando l'altro braccio per poi riposare e riprendere ancora e ancora.Una capriola e torno indietro e la guardo -la mia vecchia barca stanca e scassata- dall'acqua è ancora bella. Il fasciame non è così malridotto...qualche lavoro di rinforzo e un pò di vernice e non affonderà.

Mentre salgo dala scaletta di corda tremo.L'acqua  mi culla, come culla le paure della mia ciurma.
La tenebra è rischiarata dal mio lume. Questa notte lo lascerò acceso.

martedì 5 aprile 2011

Camera 202 - Il Respiro

Come un gentile Cavallo di Troia alcuni eventi si erano piazzati lì nel centro esatto della sua anima.
Il silenzio aveva fatto da corolla a quella costruzione fatta da incastri di momenti, volti, parole, sguardi. Un silenzio assordante che anticipava qualcosa...un indecifrabile (per il momento) qualcosa.

E cos', silenziosamente, dei soldati gentili erano scesi con fare sicuro da scalette di corda (lesti lesti) e avevano cominciato a prendere possesso di ogni angolo nascosto.
Fiaccole erano state accese e i soldati gentili avevano scorto un cerbiatto dagli occhi belli, ferito. L'avevano raccolto e portato con se trasportandolo a turno tra le braccia sospeso in un alito-di-vento. Esangue giaceva,  abbandonato ma una fessura era rimasta tra le palpebre, un pertugio, e  fili d'oro che cascavano da volti umani gli si infilavano dentro e facevano solletico...non lo lasciavano in pace, non lo lasciavano (magari) andare in pace.
Con che passione i soldati gentili avevano preso l'acqua della loro borracce, l'avevano dissetato e ne avevano ripulito le antiche ferite, dolcemente, con grazia materna ed energia paterna. La notte alcuni di essi gli dormivano accanto rinbalzandosi vivace calore e abbandonandosi nel ritmo dei cuori di ognuno, una delicata ninna-nanna.

Anche adesso che qualche raggio cominciava ad infilarsi nella fitta maglia della notte quella musica accompagnava il loro risveglio...bum...bum...bum...

sabato 8 gennaio 2011

Camera 118 - Portati Via, Please

Sono ridicoli certi uomini quando sono soggiogati dalla presenza di una donna.
Parlano.
Parlano.
Inventano storie inutili per mostrarsi furbi, agili, intelligenti, robe tipo: "donna! Io saprei procurati il cibo e solleticarti bene con stà clava!".
E poi parlano e parlano.
Ti buttano ai piedi complimentose parole tanto banali quanto inutili a colpire l'immaginazione di qualunque donna dotata almeno di qualche neurone sano.
Sono stupidi certi uomini.
Ti guardano fortenegli occhi (e sul culo) e pensano "ci sei ti ho presa!".
Sono inutili certi uomini.
Coi loro occhi azzurri, l'abito gessato e delle belle rughe spalmate di diorhomme mentre ti mostrano quella "bella donna" della moglie sul cellulare.
Sono certi uomini (i piu'),quelli che ti accompagnano alla metro sperando che tu gli passi il tuo numero di cellulare.
E per la strada parlano parlano e inghiottono saliva.
Intanto ti aprono le porte e alla metro gli si arrotola la manica del soprabito nel tornello (che gli pareva una porta pure quella...)
Sono così, che manco ti fannopiu' ridere. Che sei stanca dopo una giornata seduta ad arredare la sala in cui il personaggio piatto e grigio di turno ti immerge nella solita cornice di scenari economici disastrosi ed il mercato che andrà di quì e di là.
Cammini osservando nel via-vai...una massa indistinta di persone che non hanno occhi eppure avranno loro storie.
La metro ti corre incontro (sono dei momenti!)
...
"Ciao, ci vediamo!" e se non ci vediamo è pure uguale.

Il cellulare vibra: un sms.
"Che compagnia di pezzenti neanche il pranzo offerto. La prossima volta al pranzo ci penso io. Ciao! Mauro"

Toh! Proprio uno che potrebbe ambire al primo posto sul podio degli uomini da sopprimere. Faceva il carabiniere. Poi l'assicuratore. E' campano. Porta le camicie a maniche corte. fa sempre battute ri-trite sul sesso e ha i capelli ingellati allindietro.
La metro, un posto a sedere.

E Forster mi porta via. La mia finestra sull'Arno e un vestito suntuoso acquistato a Parigi.
E vado via...